Ecco la storia di Camillo.online, del suo Founder Martino “Tino” Chiti e la scommessa in un progetto che è esploso oltre ogni aspettativa. Chi è Camillo? Questa è una domanda che ci arriva sempre più spesso su social e whatsapp e in questo articolo risponderemo!
Ma prima mi presento:
Ciao sono Martino e sono uno dei Founder del progetto Camillo.online, nel 2018 ho deciso di abbandonare il mio lavoro sicuro e uno stile di vita convenzionale per dedicarmi interamente alla sicurezza pediatrica. Oggi posso dire che faccio il lavoro più bello del mondo!
Scopriremo chi è Camillo, ma la vera domanda è: come ha fatto un timido e introverso a diventare formatore da 50 mila persone? Partiamo dall’inizio! Nel lontano, quasi lontanissimo 2004, mi ritrovai per caso ad accompagnare un amico istruttore a fare una lezione sulle manovre salvavita, uno di quei momenti nella vita che sembrano la normalità e a distanza di anni invece li racconti come un punto di svolta. Dovevamo fare lezione in una classe delle medie della mia città Follonica e lo scorso anno ho ritrovato alcuni di quei ragazzi ai miei corsi con i loro bambini: ok mi sento Vecchio! Ma torniamo in aula. La didattica è stato un amore a prima vista, anche se fuori ero timido e molto introverso in aula mi piaceva parlare e insegnare. Mi ha sempre affascinato la parola “insegnare” cioè segnare dentro, l’ho sempre percepita come una missione, vedo ogni lezione come una possibilità per cambiare in meglio la vita delle persone che ho davanti e nel mio piccolo fare qualcosa per loro.
Come in tutte le cose ho cercato di dare il 150%, tanto studio soprattutto e provare a mettere in pratica quelle skill trovate su blog, video di formazione, storytelling e public speaking. Ma è stato tutto facile? Assolutamente no! Come capita spesso nel mondo associativo se cerchi di eccellere, pesti sempre l’orto di qualcun altro. E’ iniziato quindi un periodo di delusioni, discussioni, persone che cercavano in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote, idee e proposte valide che venivano semplicemente applicate estromettendomi. Per alcuni momenti ho anche pensato che fosse il momento di abbandonare. Ma sono sempre stato troppo testardo per mollare.
IL MIO PERCHÉ. Ogni istruttore che inizia questo percorso ha il suo perché, che è anche la spinta più forte per continuare la vita da istruttore. I molti anni da soccorritore mi avevano fatto fare molte esperienze, in alcuni casi ti senti davvero addosso la soddisfazione, anche responsabilità, di aver salvato qualcuno. Però in molti eventi mi lasciava sempre l’amaro in bocca non poter fare nulla per i familiari delle persone soccorse. In emergenza spesso c’è da lavorare velocemente, stabilizzare la persona e portarla in ospedale e non c’è il tempo per le persone intorno. Andando verso l’ospedale si lascia in quelle case, una atmosfera di impotenza e il dubbio di aver potuto fare qualcosa, solo conoscendo cosa fare e come farlo. Mi ricordo una sera una famiglia a cui purtroppo portammo via di casa la nonna in condizioni disperate proprio a causa di una ostruzione per un pezzo di carne. In quel caso purtroppo la risposta alla domanda “potevamo fare qualcosa?” era assolutamente si. Mi rimase in testa quanto poco sarebbe bastato. Pensavo sempre più spesso a come poter aiutare anche queste persone e la soluzione era una: formarle!
Questo effetto magnetico della didattica è continuato negli anni ma avevo la sensazione che mi servisse qualcosa di più delle lezioni fatte a livello associazionistico. Avevo bisogno di sperimentare qualcosa di mio e di nuovo, di nuovi stimoli e di uscire da quella che ormai era una zona di comfort. Sto scomodo nella zona di comfort. Qui arriva il secondo momento di svolta, un amico mi telefonò proponendomi di collaborare con una didattica che aveva bisogno di un istruttore nella mia provincia. Proviamo. Baci e abbracci agli ortolani nominati sopra e ciaone belli ci vediamo in altre aule! Due dei miei più grandi difetti sono sempre stati l’eccessiva competitività verso me stesso e la ricerca della perfezione che non arriva mai. Obiettivamente sono stati difetti che hanno avuto anche un ruolo positivo per certi versi, esercitando una spinta costante alla ricerca del limite e al suo superamento. Che hanno portato un timido e introverso a trovarsi completamente a suo agio su un palco davanti a centinaia di persone. Tante notti insonni, tantissimo studio, qualche mal di stomaco, ma quando mi giro a vedere il percorso ora sorrido.
Era il 2013. Esame con la nuova didattica, molta più libertà di azione e si va in aula. Ma ‘ndo vai Tino? Non hai il materiale e in aula non c’è nessuno se non ci porti le persone! Vero, non avevo il materiale, dovevo farmi conoscere e iniziare a crearli da zero i corsi. Ho preso 3000 euro che avevo sul conto e ho comprato il materiale base per iniziare, lasciandocene solo 400. Bene, dobbiamo farci conoscere, ho creato la mia prima pagina facebook sono andato da due asili che conoscevo a bussare e a propormi, come facevano i vecchi venditori porta a porta e ho investito quegli ultimi 400 euro per sponsorizzare i primi 3 corsi: o la va o la spacca. È andata. Era un secondo lavoro, dal lunedì al venerdì lavoravo come tutto fare in una grande struttura ricettiva che da maggio a settembre mi impegnava tutti i giorni e dove mi occupavo un po’ di chimica vista la mia laurea. Ah già, perché in tutta questa storia sarei il Dottor Martino Chiti, Laureato alla triennale con 110 e lode su Ecologia e Gestione della fascia costiera e in due anni alla specialistica in Tecnologie di Monitoraggio e Recupero Ambientale, sempre con 110 e lode. Sono un secchione? Non direi, a dire la verità ho sempre studiato poco le cose che non mi interessavano o che mi venivano imposte. Mi sono ribellato spesso e dimostrato che erano i campi che mi interessavano quelli dove potevo eccellere. Se cercate negli annali delle gare di matematica Kangaroo del 2005 sono arrivato 16esimo assoluto su tutte le quarte e quinte di italia e 12esimi su 400 squadre alle Olimpiadi della Matematica. Non male per uno che non studiava e rasentava la sufficienza tutto l’anno per studiare il minimo indispensabile l’ultimo mese. Ma non si fa così, oggi lo capisco che è sbagliato. Però che soddisfazione!
Nel 2016 entrai in una delle aziende della telefonia più grandi in Italia come venditore per il ramo business. Un lavoro che mi ha dato la possibilità di parlare tanto, contrattare, aumentare la mia self-confident (come dicono quelli bravi) e a dire la verità, era arrivato anche qualche risultato interessante. Però la didattica stava prendendo sempre più campo e da quei due corsi al mese di sabato pomeriggio di qualche anno prima. Quel tipo di lavoro mi piaceva e forse posso anche dire che mi riusciva, un lavoro di quelli con cui sei a posto e a 30 anni poteva essere quasi il mio posto fisso. Ma avevo iniziato a farmi delle domande e una di queste era: “Tra dieci anni Tino come ti vedi: soddisfatto o annoiato?” Dovevo inventarmi qualcosa. Provai diversi progetti e opportunità da portare avanti in parallelo ma non ne andò bene nemmeno una. Un classico. Vi consiglio il film The Founder da studiare su questo argomento. Continuavo a studiare ma non arrivava nulla. Un giorno in una riunione in un Comune per organizzare un evento sull’abbandono in auto, mentre esponevo che la casistica spiega che i bambini vengono abbandonati nel tragitto casa nido, arriva l’idea: perché non impostare un centralino automatico che avvisi in caso di assenza? Era spuntato il germoglio di Camillo.
Chiamai un mio amico per parlargli della parte tecnica dell’idea e quel giorno sarebbe andato per il suo lavoro in una riunione presso una grande azienda che si occupava anche di App. La mattina dopo, in un parcheggio, aspettando di entrare da un cliente per un progetto per risolvere un problema su una rete, mi arriva una telefonata anzi LA Telefonata. Uno di quei momenti di cui ti ricordi la scarica di adrenalina. L’azienda era molto interessata al progetto e aveva già iniziato a metterci la testa. Seguirono 15 mesi di riunioni, progettazione, problemi, test, altri problemi che non mancavano mai. Nacque il primo Camillo una azienda che si occupava solo della App e probabilmente quello fu il primo errore. Infatti dopo 10 mesi stentavamo a decollare. Per me era un fallimento, l’ennesimo progetto che non sarebbe andato. Ma avere accanto grandi persone con esperienza e una vera visione cambia in modo sostanziale le cose. Con Susanna e Gianni abbiamo deciso per un riassetto dell’azienda e di iniziare ad investire nella formazione visto che la richiesta dei corsi era in costante aumento. Susanna e Gianni sono l’attuale Presidente e Vicepresidente di Camillo srl.
Oltre ad essere i miei soci, degli imprenditori veri con la I maiuscola e con una serie che sembra infinita di competenze (trovare una loro lacuna è veramente difficile), sono soprattutto due Amici. Ci sono nella nostra vita quelle persone che hai la fortuna di incontrare, ecco io vi auguro di incontrare il prima possibile i vostri Gianni e Susanna. In solo tre anni mi hanno insegnato una infinità di cose, mi hanno aperto gli occhi ma soprattutto mi hanno lasciato carta bianca per crescere e sviluppare le mie idee investendo tanto, anzi tantissimo, sotto tutti i punti di vista, in un ipotetico potenziale che in realtà io non vedevo. In tanti in Italia dicono di investire e rischiare sui giovani, ma in quanti lo fanno davvero? Dico sempre che ogni riunione con loro per me è come una lezione all’università, studio e cerco di imparare concetti o atteggiamenti per implementare e crescere.
Il 2 dicembre 2019 è nato il nuovo progetto Camillo 2.0 e il 1 febbraio 2020, dopo 8 mesi di affiancamenti e lezioni teoriche, Alessio superò brillantemente l’esame e diventò il secondo istruttore in Camillo insieme a me. Viste le richieste in aumento il programma dei due mesi successivi si componeva di 44 corsi attivi. Aumentavano le richieste anche per diventare istruttore e decisi che era il momento giusto per implementare la squadra così il 1 marzo 2020 iniziò il II° Corso Istruttori Camillo che si sarebbe concluso a Novembre.
Qui servirebbe un applauso per il tempismo: 5 Marzo 2020 Lockdown. Direi TOP, corsi annullati e percorso istruttori a rischio.
Una delle cose che ho cercato di portare in Camillo è il concetto di Resilienza che avevo studiato più di dieci anni prima nelle lezioni di Ecologia, quando ancora non andava di moda. In un momento come quello di incertezza la bravura probabilmente è stata di cambiare interamente il programma del corso istruttori, impostare una prima parte di teoria e le prove di esposizione personalizzate direttamente online e rimandare gli affiancamenti in aula a quando avremmo potuto riorganizzare incontri in presenza. Reinventarsi velocemente e reinvestire quel tempo per adattarsi ad una nuova realtà e impostare un qualcosa che avesse potuto funzionare in un momento post-Covid. Nei prossimi articoli parleremo anche del percorso istruttori di Camillo e della sua complessità.
2020. Annus Horribilis. Far crescere un progetto basato sulle lezioni in presenza tra lockdown, limitazioni, zone rosse e la paura del contagio è stato oltremodo difficile, ma è stato anche un test per vedere e far vedere di cosa siamo capaci. Non abbiamo mollato abbiamo chiuso il primo anno di formazione sfiorando i 2000 discenti ma il vero risultato è stata la consapevolezza della solidità del progetto e delle nostre capacità.
A due anni e mezzo di distanza abbiamo 24 istruttori operativi, altri 7 in formazione, facciamo corsi in 18 regioni con una media di 1000 corsisti ogni mese e tutti i segnali ci stanno dicendo che siamo in costante aumento. La strada è quella giusta!
Il progetto è esploso oltre ogni aspettativa e il Boss timido e introverso ha superato i 50'000 e le sue paure.
Ti aspetto nel prossimo articolo e sul canale youtube.
Ciao Hari (come si dice in toscano).
Martino
I love this Story <3